La tecnologia è uno strumento, non un obiettivo.
I ragazzi appaiono disorientati di fronte all’abissale distanza che separa il mondo che vivono fuori da scuola e quello proposto dentro le aule. È sufficiente osservare ciò che avviene al termine delle lezioni per rendersene conto: gli allievi estraggono dagli zaini il cellulare con il quale inviano un whatsapp, aggiornano il profilo e pubblicano una storia su instagram o scrivono sul loro blog. Tutto ciò dopo che per 6 ore hanno preso appunti sul quaderno usando una penna, hanno ascoltato (si spera con partecipazione attiva) il loro insegnante di filosofia parlare del confronto tra il mondo di Cartesio e l’iperuranio di Platone, oppure hanno faticato per tradurre un testo di Ipparco di Carmo dal greco, consultando un dizionario.
È abbastanza evidente che un adolescente fatichi a comprendere il senso di cercare una parola su un vocabolario se in pochi secondi potrebbe trovare l’intera versione già tradotta sul web.
Gli Istituti De Amicis promuovono una didattica integrata, mediante il tentativo di sfruttare le potenzialità offerte dalla tecnologia per migliorare il lavoro svolto in classe e a casa.
Tutte queste considerazioni hanno portato gli Istituti De Amicis a dotare i propri studenti di iPad, ovvero una “tavoletta digitale” con la quale poter navigare in rete, utilizzare risorse appositamente create per facilitare lo studio e soprattutto inventare nuovi percorsi per apprendere.
L’iPad rappresenta un ponte tra il mondo degli adolescenti e quello della scuola; per imparare le cinque declinazioni saranno comunque necessarie ore di spiegazioni in aula, con un docente ben preparato, seguite da ore di studio domestico. Non cambia il contenuto dell’insegnamento, aumentano i mezzi e i linguaggi per apprendere.
La tecnologia non deve spaventare: l’introduzione di strumenti innovativi nel mondo scolastico è un tentativo di avvicinarsi al mondo degli adolescenti, non un modo per evitare che studino.